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Grafica e immagine | Post di Sbertani

L'esperienza del logo della mela, per tutelare il nostro essere unici sul mercato

Quando si comunica lo si può fare in svariate modalità, non solo a parole. Questo vale sia per le aziende sia per le persone. Un segno distintivo - alias logo per esempio - comunica più di mille parole. Ci rappresenta, ci anticipa, ci introduce e soprattutto tutela la nostra creatività e inventiva. Tutela il nostro lavoro.

Girovagando su Internet mi sono capitati una serie di casi veramente curiosi, per la verità risalenti a tantissimi anni fa. In effetti siamo agli albori dell'informatica e da appassionato come sono, ho sempre visto con ammirazione le gesta di quelle persone che in un garage "inventavano" qualcosa di straordinariamente innovativo.

Questo lavoro lungo, incredibile, rivoluzionario - come potrebbe verificarsi anche oggi - aveva un valore inestimabile e la possibilità di farselo riconoscere era fondamentale. Come? Inserendolo, per esempio, in un contenitore chiamato prima progetto e poi impresa. Un'impresa con un nome e un marchio distintivo.

In effetti non era raro trovare, a distanza di anni o addirittura mesi, competitor che su quel lavoro basavano il proprio business: rischiando anche di andare oltre.

Tornando al mio peregrinare nella storia dei computer vintage, mi sono imbattuto in un caso veramente clamoroso legato al "branding". Se conoscete la Apple, dovete sapere che l'azienda nel 1977 ha creato l'Apple II, un home computer tra i primi realizzati su scala industriale che ha riscosso un enorme successo. Per farvi comprendere la portata, si stima ne siano stati venduti quasi cinque milioni, è considerato il computer che più di ogni altro ha influenzato il settore ed è anche il computer più longevo di tutti i tempi. E' facile pensare come, a seguito di questo successo, siano nati diversi "cloni" in modo simile con quanto avvenuto per il cosiddetto pc IBM.

Ma quello che più mi ha fatto riflettere è stato l'utilizzo di alcuni marchi veramente curiosi: uno per esempio è la Pineapple con il suo ACT Apricot. In questo caso Apple ha costretto con successo l'azienda a cambiare il nome. Il secondo caso, ancora più curioso, è quello della Pearcom con il suo Pear II che, per essere precisi, era più grande dell'originale e offriva anche un tastierino numerico. Pearcom inizialmente utilizzò per promuoverlo un logo arcobaleno a forma di pera, esageratamente simile con il logo Apple dell'epoca: smise di utilizzarlo quando Apple minacciò un'azione legale.

La protezione non sempre si può ottenere guardando al prodotto. Certo, ci sono i brevetti, ma anche tanti piccoli dettagli che possono rendere un oggetto sufficientemente diverso. Un marchio distintivo comunica chi siamo e mette un timbro indelebile alla nostra idea. Quel marchio siamo noi e il nostro prodotto, con quel marchio, è comunque diverso da quelli della concorrenza.

Un marchio parla con la nostra voce, permette di diversificarci e ci protegge.


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Aggiornato il 13-01-2022

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